Avevo un appuntamento con il Direttore del dipartimento di Psichiatria di ***, e conoscendo la sua proverbiale puntualità, mi recai presso la struttura con un quarto d’ora di anticipo…l’incontro con il Prof. *** , era finalizzato alla realizzazione di un servizio giornalistico che aveva come argomento, e non poteva essere altro, il disturbo mentale, i manicomi origini e chiusura degli stessi  dunque “Legge Basaglia”, la nota Legge 180. Un argomento delicato che ha sempre fatto paura, provocando il rifiuto, l’isolamento e l’emarginazione di chi ne è affetto.
Si era a qualche settimana dal Natale e gli ospiti della struttura avevano realizzato un albero singolare, diverso, un po’ “matto “ e ne stavo ammirando la bellezza attendendo l’arrivo del Prof…ma improvvisamente quel momento di apparente tranquillità venne interrotto da un fragore, dallo spalancarsi delle porte e dall’entrata di una barella, su di essa stava una giovane donna, legata mani e piedi dai barellieri del 118..era stata portata al “repartino” in T.S.O., non so cosa sia stato a spingermi ad avvicinarmi a lei, forse solidarietà femminile, forse volevo solo farle una carezza….l’ho guardata, il suo rimmel si era sciolto per le lacrime e per il sudore…ripeteva ossessivamente come un mantra …Ave Maria piena di grazia…Ave Maria…, presi un fazzolettino e le asciugai gli occhi, si girò di scatto guardandomi fissa…chi sei ? che vuoi…? mi disse, smettendo per  un attimo la disperata litania…l’accarezzai sul capo…   l’avevo riconosciuta era lei, non mi ero sbagliata, era Anna. Conosciuta  ai tempi del Liceo, intelligenza fuori dal comune, straordinaria,  brillante, estroversa, creativa, ammirata da tutti e con una risata così rumorosa e contagiosa da trascinar tutti Professori e alunni….Anna cosa ti era successo ?? ..era l’angoscia e il pensiero martellante che mi son portata dietro durante tutta l’intervista con il Direttore del reparto…ero distratta e con un nodo alla gola…alla fine chiesi…. cosa è accaduto ad Anna? perché è ridotta così ? … soprattutto, lo dissi con rabbia..perchè legarla in quel modo ? mi era  sembrata una violenza che poteva essere evitata.
Il Prof. mi spiegò che non era la prima volta e che avevano fatto di tutto,  che  per un po’ era stata bene..ma non era bastato, lasciata da sola ripiombava nel suo male oscuro e gli incubi piu’ orrendi la perseguitavano… la contenzione, purtroppo era stata inevitabile, aveva tentato di fare del male a se stessa a i suoi cari.
Alle parole del Prof.   annuivo, avevo capito,  ma non riuscivo ad accettarlo.
È passato un anno o poco più da quel giorno e al supermercato io incontro Anna, quasi non la riconoscevo, stava bene,  lei si accorge che la sto osservando, non so che faccia avessi io, ma lei mi sorride, mi raggiunge si scusa per quel giorno..ci abbracciamo. Mi racconta di come fosse stata male, di quanta sofferenza, ma quel “posto”, il “repartino”è fatto di persone, di storie e non solo di farmaci, sono riusciti a portarla fuori da quel tunnel in cui si era persa , l’hanno sedata, sgridata, ascoltata ma più di ogni cosa l’hanno amata.
Era di nuovo lei, Anna.
Teresa Guarnuccio