Quando ci si ammala, il nostro modo di vivere, di pensare, di relazionarci con gli altri e con il mondo esterno cambia, la paura della sofferenza e ancor più della morte ci rende fragili , indifesi, chiusi nel nostro bozzolo di dolore; il ricovero in una struttura ospedaliera per un breve o lungo periodo, le terapie , gli interventi chirurgici, la riabilitazione, sconvolgono la nostra quotidianità facendoci sentire degli alieni.  Un  incontro in ospedale all’ inizio dell’anno  cambia completamente  la mia opinione sulla ospedalizzazione, avevo un appuntamento con il Direttore Sanitario per i particolari  su una iniziativa in corso, dovendomi occupare dell’argomento per conto della tv per la quale lavoro da anni, ero con qualche minuto di ritardo quindi volevo evitare di essere bloccata da alcuno, ma una signora vedendomi si alza e sorridente mi viene incontro _dicendomi – è il cielo che la manda, io le devo parlare, le devo raccontare l’esperienza  avuta  preso il reparto di pediatria di questo ospedale.- ; la curiosità è il mio mestiere, rimando l’appuntamento e mi siedo con lei ad ascoltarla. La signora comincia : – Andrea mio figlio, nasce sanissimo e cresce bene fino all’età di tre anni quando comincia ad aver ripetuti episodi di febbre alta, accompagnati da tosse, respiro affannoso e vomito, mi recavo quasi tutte le settimane dal pediatra, che mi prescriveva antibiotici su antibiotici, ma nonostante il bambino assumesse con regolarità i farmaci, la situazione rimaneva tale, Andrea aveva perso la  fame, l’allegria, non metteva peso, in definitiva non cresceva…una notte mi accorgo che aveva la febbre altissima, faccio delle spugnature di alcool, borsa di ghiaccio in testa ma niente da fare la temperatura non si abbassa, il bambino comincia  ad avere le convulsioni, ..corriamo in ospedale viene ricoverato immediatamente in pediatria; il tempo di arrivare nella stanzetta assegnataci che arriva subito il medico  di turno con una infermiera, Andrea non smette di piangere è prostrato e spaventato, l’infermiera lo accarezza e gli parla sottovoce, intanto il medico lo visita, intanto io racconto quello che sta accadendo al bimbo da parecchio tempo. Si attivano subito per le analisi complete, intanto i farmaci abbassano la febbre, e al mattino elettrocardiogramma , elettroencefalogramma…e ancora analisi,…dopo qualche giorno si scopre che Andrea aveva un batterio nei  polmoni e che basta un banale antibiotico per sconfiggerlo….che felicità…i medici mi hanno ridato la vita, a me come mamma ed ad Andrea, che come bimbo ha tutto il diritto di star bene, di giocare, di andare a scuola, di crescere…sono così riconoscente al Dott. *** primario del reparto di Pediatria e alla sua equipe, alle infermiere, a tutti gli operatori, per l’alto livello di professionalità, la tempestività,  l’umanità, la sensibilità, ….grazie…la mamma di Andrea.– La mamma di Andrea era così felice e riconoscente nel raccontarmi questa storia di buona sanità, che ho voluto buttarla giù così come mi è stata riferita, è doveroso scrivere delle eccellenze spesso taciute dai media, dalla stampa perché fa più “scoop” la notizia dell’errore della cattiva sanità, dello “sbatti il mostro in prima pagina”…perché si fa più audience, la tiratura sale, si vende di più, si fa businnes sulla pelle della gente, sulle disgrazie altrui.
Bisogna che si venga a conoscenza di questo volto della sanità che opera con spirito di sacrificio e grande  umanità.
Teresa Guarnuccio